Altre 22/05/2025 12:29
Marino: "So che Allegri è stato interpellato dalla Roma più di un mese fa: io lo prenderei"

TELE RADIO STEREO - Ai microfoni dell'emittente radiofonica è intervenuto Pierpaolo Marino, ex ds tra le altre di Atalanta, Napoli e Udinese, oltre a un passato nella Roma ai tempi di Dino Viola. Queste le sue parole:
L’allenatore della Roma è stato già preso?
"Secondo me no. Non ho informazioni dirette, ma se le avessi non le direi. La sensazione che ho, comunque, è che non ci sia ancora il nome. In questi casi si portano avanti dei casting e, quando i campionati sono in corso, magari si attende la chiusura della stagione anche per rispetto dei giocatori e del grande Ranieri che sta concludendo il suo lavoro"
Che cosa è cambiato nel modus operandi dei Friedkin, che avevano annunciato Mourinho a stagione ancora in corso?
"Credo che ora sia coinvolto anche Ranieri nella scelta, probabilmente lui stesso può aver chiesto di rinviare tutto a fine campionato. Anche perché la Roma si sta giocando ancora qualcosa d’importante e dare una notizia di questo rilievo a uno spogliatoio, che poi magari comincia a fare calcoli… Far arrivare un Klopp mentre la Roma si gioca questo risultato magari può far piacere a qualche giocatore, ma ad altri no. Se fossi il direttore della Roma non farei diffondere una notizia del genere a pochi giorni dalla fine del campionato"
Ci ha creduto alla notizia di Klopp?
"Nel calcio attuale, con le proprietà straniere che sono arrivate in Italia, si può credere a tutto. Sono proprietà con mezzi illimitati e con una certa propensione a voler introdurre altre filosofie estere nel campionato italiano"
Come funzionano i casting nel calcio?
"Il problema è che voi immaginate un casting con un allenatore o un direttore sportivo che si incontrano e parlano, fanno un colloquio come quelli di lavoro in un’azienda tipica o da impiegato. Non è così, oggi gli allenatori hanno degli agenti quindi i casting si fanno per interposta persona. I dirigenti parlano con i rappresentanti degli allenatori, poi si fa una scrematura e con i 2-3 nominativi in dirittura d’arrivo avviene l’incontro, anche con la proprietà. Nessuno resta in attesa e nessuno si sente impegnato, né da una parte né dall’altra. So che Allegri è stato interpellato per la Roma, anche tempo fa. Secondo me è stato più di un mese fa. Anche a me piacerebbe il nome di Allegri per la mia ex squadra, come è la Roma. Come giocatore l’ho scoperto io, l’ho portato io in Serie A e siamo rimasti in grandi rapporti di stima e amicizia. Ma non è che se Allegri nel frattempo dovesse ricevere proposte, per dire, di Napoli o Milan si sente impegnato per il fatto di essere stato chiamato per un incontro. Penso che ognuno sia libero, nella realtà dei fatti"
Che legame ha con Roma?
"Dovetti andar via per vicissitudini politiche, è uno dei posti in cui sono rimasto meno in carriera ma mi dispiace. Con Viola sono stato benissimo, è stata una parentesi di un anno e mezzo che si è interrotta perché intervenne la politica. Volevano che andassi ad Avellino, promisero lo stadio a Viola ma poi non glielo hanno fatto fare ugualmente. La Roma aveva perso 3-1 in casa contro il Pescara, la sera mi telefonò Dino Viola: siccome era caduto il governo di De Mita, mi disse ‘Marino, ora ho perso lei e lo stadio’. Se non ci fosse stato l’intervento del capo del governo, che convinse Viola a rompere il mio contratto che era ancora di quattro anni, sarei rimasto e magari avremmo scritto altro. Se sono in pensione? No, mi farebbe piacere tornare ovviamente però… Avevo instaurato un buonissimo rapporto col pubblico, mi cantavano anche una canzone. Portai Bianchi come allenatore, lo avevo avuto al Napoli. L’ultimo mio acquisto fu Rizzitelli, arrivammo terzi alle spalle dell’allora irraggiungibile Napoli di Maradona. Il campionato lo vinse il Milan di Gullit e Van Basten. Perderemmo ogni speranza, quell’anno, con la sconfitta contro l’Inter"
Sulla panchina giallorossa hanno vinto allenatori poco simpatici: serve questo profilo alla Roma?
"Bianchi non era simpatico, ma era efficace. Ho avuto anche Spalletti quattro anni, se non fosse stato per le incomprensioni con Totti lui non sarebbe una persona antipatica. L’unica macchia è stato mettersi in quella posizione di contrasto con Totti, e questo a Roma non è sopportabile. Io sceglierei Allegri per la panchina, sa coniugare il calcio moderno con gli ingredienti per vincere il campionato italiano: vince più spesso la miglior difesa che il miglior attacco. Come il Napoli quest’anno. Fabregas mi convince come persona, ma non sono un amante delle sue modalità di gioco. Sono per la praticità di Allegri, di Spalletti. A Napoli quest’ultimo è riuscito a coniugare per la prima volta in carriera Scudetto e bel gioco, a Udine lo ho avuto quattro anni quindi lo conosco"
A che cosa serve l’algoritmo?
"Sono partito nel ’77 con l’Avellino, ero il più giovane dirigente di Serie A. Ho avuto la fortuna di vivere tutte le trasformazioni del calcio e del mio mestiere, non mi sento legato a un’immagine del passato. Ma penso di avere quel bagaglio di esperienza che mi fa fare un surrogato di quella che è stata la figura del direttore sportivo negli anni. A Udine ho contribuito a un cambiamento che è stato quello di cominciare a fare un mercato globalizzato, con i parametri a zero esteri e con lo scouting dopo la legge Bosman. Da lì è partito il fenomeno Udinese, alla fine degli anni ’90. Quando ero all’Atalanta, dove sono rimasto fino al 2015, avevo già parlato al mio scouting degli algoritmi. Non sono un metodo di scelta dei calciatori, assolutamente, ma sono un ottimo supporto per definire la scrematura finale dei giocatori da prendere. E’ un parametro che posso aggiungere alla fine, un supporto, in base al tipo di calcio che vado a cercare"
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