Altre 16/05/2025 10:45

Padre Pagano: "Papa Leone XIV tifa Roma da sempre. Anche noi ci arrabbiamo per le partite"

T9 - Padre Giuseppe Pagano è intervenuto all’interno della trasmissione televisiva Amore Giallorosso su T9 canale DTT 17, in onda il mercoledì sera. Amico fraterno di Papa Leone XIV, qualche giorno fa, ha fatto un grande regalo a noi romanisti, svelandoci che il Santo Padre è un tifoso o comunque un simpatizzate della Roma. "Eh lo immagino (sorride)… no, no, lui è proprio un tifoso della Roma - ha spiegato Padre Pagano -. Forse questo piacerà un po’ meno ai laziali ma comunque anche loro, devono stare tranquilli perché il Papa è di tutti non solo dei romanisti".

Lei di Papa XIV dice: “è un Amico, un Agostiniano, un Papa per la pace e per la comunione”. 
“Sì esatto, a lui piace costruire relazioni e proprio per questo, è facile essergli amico. Ha un grande desiderio che è quello di essere un costruttore di pace, una pace costruita attraverso il desiderio di unità tra tutti i popoli, - mai più la Guerra - A lui, oltre al calcio e alla Roma, piace molto anche il tennis, lo ha anche praticato e In questi giorni, abbiamo visto un bellissimo incontro con Sinner. Credo che lo sport, possa essere una bellissima arma per raggiungere questo obbiettivo della pace”.

Voi uomini di Chiesa, quando seguite la partita vi arrabbiate come noi comuni mortali, oppure riuscite a mantenere una calma che definirei Santa?
“Ci arrabbiamo anche noi (sorride) e vi dico che ho qualche confratello che non vede neanche le partite, proprio per evitare di arrabbiarsi. Facciamo il tifo un po’ come tutti, abbiamo anche noi la nostra passione e soprattutto tanta voglia di vincere. Poi se vediamo una partita insieme a un avversario e giocano le due squadre del cuore avversarie è ancora più divertente”

Padre lei ci ha confessato di essere un tifoso del Milan. Ma una partita Roma-Milan assieme al Santo Padre, dal vivo l’ha mai seguita? 
“No purtroppo non l’abbiamo mai vista, anche perché quando abbiamo vissuto insieme eravamo sempre super impegnati e quindi non avevamo il tempo per andare allo stadio.  La vedevamo dalla televisione, però devo dire che siamo stati sempre molto moderati”

Una cosa che mi ha colpito leggendo la sua storia è che vi conoscete da tanti anni, fin dal 1983.
“Sì sì è vero ci conosciamo da tantissimi anni e questo ci ha permesso di crescere un po’ insieme. Lui è un po’ più grande di me ma tra di noi c’è sempre stata una bella amicizia è una bella confidenza, rispettosa. Ed è durata nonostante la distanza perché lui dopo gli studi è tornato negli Stati Uniti, è stato poi missionario in Perù mentre io sono cresciuto in Umbria, tra Cascia e Gubbio e i nostri cammini per diversi anni si sono divisi: però siamo riusciti a mantenere sempre un certo rapporto, nonostante fossimo così lontani. Abbiamo avuto anche la fortuna di stare cinque anni insieme a Roma, quando lui era Padre Generale e io ho potuto assistere ed essere testimone, di come ha svolto il suo ruolo.  Credo che farà molto bene anche come Papa: governare non è facile perché sei il Papa di tutto il mondo e devi avere relazioni con capi di Stato che ti obbligano ad avere un equilibrio non indifferente. Però si è capito subito, fin dalle parole della prima sera in cui si è affacciato dal balcone, che lui vuole creare unità.  La cosa bella è quella di chiedere di essere responsabile ad ogni persona, per poter costruire la pace e l’unità perché queste non si possono ottenere solamente attraverso il Papa ma bisogna arrivarci, attraverso il contributo di tutti”

Mi ha colpito molto anche il modo del popolo di acclamare il Papa quanto è stato eletto, quel grido “Leone, Leone” quasi fossimo allo stadio.
“Sì sì è vero…  Leone, Leone… poi Prevost, Prevost! Anche a me ha meravigliato tanto però del resto, quando viene eletto un nuovo Papa anche il primo impatto con la gente è importante, va studiato e valutato… credo che parte della sua commozione fosse proprio per questa accoglienza del popolo sotto al balcone. È stato molto festoso e c’è stato un vero e proprio tifo da stadio”

Ci raccontava della sua amicizia con quello che all’epoca (1983) era un giovane padre Prevost: lui non era ancora Vescovo e meno che mai Cardinale perché sappiamo che è stato nominato solo in epoche recenti. Mi incuriosisce sapere, sempre se può svelarcelo, se già al tempo, Papa Leone fosse tifoso della Roma, oppure se la sua passione e simpatia per i colori giallorossi è arrivata successivamente… 
“Io credo che lui sia della Roma da sempre, o comunque da quando è arrivato a Roma. Ha fatto la sua scelta ed è rimasta sempre tale, non l’ha mai abbandonata”

Anche perché poi nella città, il 1983 è un anno importante perché dopo tanti anni la Roma ha rivinto lo Scudetto.
“Esatto, magari ha scelto la Roma proprio per quello…(sorride)”

È curioso il dato relativo all’8 maggio però… l’8 maggio 1983 la Roma diventa ufficialmente Campione d’Italia mentre l’8 maggio 2025, Padre Prevost viene eletto Papa. 
“È bellissimo questo dato, quando lo incontrerò glielo comunicherò. Probabilmente lui lo saprà però è un aneddoto bellissimo”

Questo legame con Roma e con la Roma ha radici lontane. Tra l’altro il Capitano di quella squadra,si chiamava Agostino e il Santo Padre è suo confraterno Agostiniano. 
“Esatto, vedete quante coincidenze… allora a questo punto dobbiamo pensare che la Roma ha vinto lo Scudetto, grazie alla protezione della Madonna di Pompei… lo dico perché il Papa alla fine del giorno dell’elezione, si è affidato proprio alla Madonna di Pompei perché l’8 maggio è il giorno della sua supplica”

Abbiamo parlato di tifo, di pace e di sport. Volevo sapere da lei, cosa si può fare per debellare questo lato un po’ oscuro, inteso come manifestazioni estreme di tifo che a volte, culminano in eventi non belli. 
“Mi rattristano molto questi episodi, tanto che alcune volte mi sono allontanato anche dall’essere tifoso, proprio per questi episodi che accadono all’interno dello stadio.  Ricordo che una volta era andato a vedere Milan-Napoli a San Siro, negli anni in cui non c’erano nemmeno le separazioni tra le tifoserie e le partite si vedevano insieme. In quella occasione, c’erano stati degli scontri violenti e mi ero spaventato così tanto che mi ero allontanato dallo stadio. Apprezzo questa domanda perché qualcosa ovviamente va fatto. Ci sono degli elementi che sono punitivi ma che non purtroppo non sono risolutivi: penso ad esempio al fatto che se compi un atto violento allo stadio poi ti può essere impedito l’accesso in futuro. La cosa più triste però, è sapere che le tifoserie hanno tanto potere, influenzano tante cose e questo, rende difficile ogni dialogo. Probabilmente bisogna risolvere il problema alla radice e questo dipende forse dalle società, dai presidenti o da chi gestisce, proprio le tifoserie ma capisco che è un lavoro non semplice.  È chiaro però che uno che usa la violenza non può stare in uno stadio perché poi ci sono anche dei bambini e non è un esempio bello perché loro, possono crescere con un’idea sbagliata del tifo: mentre è molto bello quando allo stadio si vedono le famiglie e diventa un ambito educativo. Io sono stato sempre convinto che lo sport, anche quello non praticato, sia molto bello: uno gioca in funzione degli altri e anche senza usare le parole si può arrivare ad un dialogo fatto di intenti. Chi fa il tifo in un modo sbagliato secondo me non capisce niente, vede solo l’obiettivo del risultato mentre secondo me è importante anche saper perdere.  Ovviamente anche io quando gioco, o vedo la mia squadra vorrei sempre che vincesse però questo non è possibile e bisogna anche saper accettare la sconfitta. Lo stesso appello però, lo farei anche ai giocatori, chiedendo che non siano anche loro violenti nel gioco. La violenza dentro al campo, scatena anche quella sugli spalti. Mi rifaccio alle parole che ha detto il Papa ai giornalisti “la violenza può partire dalle parole” e a volte allo stadio c’è tanta violenza anche verbale.

Quando si parla di comportamento violento dei giocatori, vorrei aggiungere anche tutti quegli atteggiamenti volti ad esasperare una reazione violenta dei tifosi. Un giocatore che appena sfiorato cade a terra come se avesse ricevuto uno sparo, innesca un meccanismo che andrebbe punito. I giocatori dovrebbero essere richiamati e sanzionati.
“È vero. La correttezza ma anche il linguaggio dei giocatori è importante, ho visto sui social dei video di qualche giocatore e allenatore, di cui non faccio i nomi, che mente parlano, bestemmiano e questa è una cosa veramente assurda. Non si può commentare una partita anche se hai perso con un linguaggio non corretto”

Siamo contenti e onorati di averla avuta con noi, la salutiamo e ovviamente la ringraziamo…   
“Grazie a voi ma prima, volevo mandare un saluto al mio amico Maurizio Iorio, che ha giocato nella Roma, che vi segue sempre e che ci ha messo in contatto”.