La penna degli Altri 14/11/2009 12:40

Daje Daniè



ha già dimostrato di saper soffrire e di giocare sopra il dolore. Nel 2004/2005 per tutta la stagione scese in campo malgrado soffrisse per la pubalgia, un problema che riuscì a risolvere grazie al fisioterapista della nazionale Pagni. Tutto iniziò la stagione precedente, proprio quella dell’esplosione, della scoperta, delle partitone di questo ragazzino sfacciatamente biondo e sveglio: era il 15 novembre del 2003. Erano questi giorni. Daniele stava con l’Under 21 in Danimarca dove, si sa, c’è del marcio. L’ha suggerito


Shakespeare, anche se lui in quei giorni preferiva Paulo Coelho: In ritiro leggeva Il manuale del guerriero della

luce regalatogli pochi giorni prima dal suo procuratore Sergio Berti. Da quella partita iniziarono i guai. Saltò , Lecce, Empoli, Milan, Perugia, Samp, Udinese, entrò 20’ col Modena, 10’ a Brescia, 2’ col Chievo e nel recupero con la . Così fino alla fine della stagione. Disse in quei giorni: «Lotto contro la pubalgia. Ci sono giorni che non riesco neanche ad alzarmi dal letto, altri che mi sembra di essere guarito, e poi il dolore torna. Ora va un po’ meglio, ma devo stare sempre attento, in campo e fuori. Ho rinunciato agli antidolorifici perché mi davano fastidio all’intestino, preferisco tentare strade alternative. L’unica cosa che adesso


voglio è guarire, tornare al meglio della condizione, il resto verrà da sé. Mi ha dato fastidio sentire illazioni sulla mia vita privata, sono tutte cose non vere». Era l’inizio della carriera.



Era il 15 novembre, come fosse oggi di tanti anni fa. Sembra che il tempo non sia mai passato, allora significa

che tempo ce n’è. Significa la cosa più semplice: che il 15 novembre è domani. ha 26 anni, è all’inizio della carriera, può giocare ai suoi livelli per un’altra dozzina almeno, conoscendolo può arrivare a giocare fino ai quaranta. E questo è un calcolo approssimato per difetto. Davanti ha certamente la carriera, la Sud, le rivincite, la consapevolezza di aver già vinto coppe e Mondiale, quella di essere un centrocampista


definitivamente internazionale, la fortuna, il risarcimento per questi giorni e per quelli anche più duri affrontati:

cos’è un po’ di riposo in più? E’ quello che ci vuole. Adesso è il momento della pausa. Stop. Fiato, riposo. Pace. Telegrammi, non romanzi. Letture, non programmi. A volte i dolori vengono soltanto per andarsene via. Ce n’è addirittura bisogno (certo non di una colica renale, né di una gomitata in faccia) ma a volte, il fisico e l’animo vanno insieme. Spurgano le invidie. Un po’ di riposo. Un sorriso al posto di un allenamento. a Milano ha giocato la sua trecentesima partite in cinque anni, fosse stato per la sua generosità oggi avrebbe spezzato le reni all’Olanda. Appunto, non era il caso. Ora deve prendersi soltanto l’amore che chi sta intorno ha per lui, a cominciare dai tifosi della sua squadra del cuore. Se le cose ritornano è perché non se ne sono mai andate. E, visto il giocatore che è diventato dopo la pubalgia, nessuno lo sa meglio di lui: "Un guerriero della luce sa che alcuni momenti si ripetono. Spesso si ritrova problemi e situazioni che ha già affrontato... I guerrieri della luce hanno sempre un bagliore nello sguardo... Il dolore di ieri è la forza del guerriero della luce". Una volta l’ha pure letto. Era il 15 novembre. Era domani.