La penna degli Altri 16/11/2009 09:00

Julio Sergio: "Ho scalato la Roma"

Julio Sergio, si ricorda quella definizione di Spalletti?

«Pensai che se dovevo fare il ter­zo, tanto valeva essere il miglio­re ».

Nemmeno una comparsata in Coppa Italia, possibile?

«Mi sono chiesto tante volte per­ché solo a me Spalletti non desse una possibilità. Ma a lui, con cui avevo un ottimo rapporto, non ho mai chiesto nulla. È stata dura, io non mi sentivo l’ultimo arrivato, in Brasile avevo vinto due scudet­ti, una Libertadores. Ho pensato tante volte di andare via, la mia famiglia mi ha aiutato».

Fino al 30 agosto di quest’an­no, Roma-...

«Già. Spalletti mi diede una pacca sul cuore e mi chiese: 'Sei pron­to?'. Da tre anni... Anche se per un attimo pensai: 'E ora che fac­cio?' ».

Dalla tribuna, qual era il segre­to della Roma di Spalletti?

«Eravamo tutti nel posto giusto al momento giusto. Allenatori e gio­catori sono cresciuti insieme in questi anni».

Sul campo, che impressione le fa la Roma di Ranieri?

«Ora c’è un allenatore già afferma­to che sta prendendo per mano una squadra che ha voglia di tor­nare a divertirsi. Lui ha fatto il 50%, l’altro 50% tocca a noi. Ce la faremo».

Cosa cambia quando si passa dalla tribuna al campo?

«Prima la gente diceva: 'Julio Ser­gio chi?'. Ora c’è una piccolissima storia dietro di me, fatta di dieci partite. Ma la storia continua, io voglio di più».

Il suo contratto è in scadenza, dove vuole andare a parare?

«Qui, ma non è questo il momen­to di parlarne. Io devo solo pensa­re a giocare, mi sento in grado di fare il titolare, devo continuare a dimostrarlo».

La sua statura (180 cm) è mai stata un problema?

«No, chi è più alto è più lento. E poi Julio Cesar non è tanto più al­to di me (186)».

Caso Doni-Juan. È vero che negli anni del Mondiale i brasi­liani meglio perderli che tro­varli?

«Falso. Siamo dei professionisti. E per andare al Mondiale bisogna impegnarsi nel club».

Il Brasile organizzerà il Mon­diale 2014 e l’Olimpiade 2016.

«Un’occasione storica per cresce­re: siamo sulla buona strada, ma c’è ancora troppa violenza e po­vertà ».

Lula le piace?

«Sì, meno quando parla di calcio. Ma in Italia è peggio: i politici do­vrebbero parlare di cose più se­rie ».