La penna degli Altri 24/11/2009 09:23

Sensi-Unicredit, fumata nera

Ieri il vertice promosso in Campidoglio in tarda mattinata dal primo cittadino con Rosella Sensi, presidentessa del gruppo e della Roma calcio accompagnata da Pippo Marra, consigliere del club giallorosso, Paolo Fiorentino, deputy , cioè vice amministratore delegato di Unicredit affiancato da un collega, alla presenza di Maurizio Cereda, vicedirettore generale di Mediobanca, advisor della famiglia Sensi, avrebbe ratificato lo status quo: l’inconciliabilità delle richieste di Unicredit di riavere i propri crediti e anche quelli (80 milioni) di Mps e la posizione dei Sensi di muoversi ancora nell’ambito del piano di riscadenzamento del debito siglato a luglio 2008 e disdettato dall’istituto di credito il 4 giugno scorso.

Alemanno, Italpetroli e Fiorentino, al termine della riunione hanno evidenziato che l’incontro non ha portato a nulla di concreto. Il sindaco ha «invitato a cercare un’intesa per quello che è un bene della nostra à, l’As Roma» nel corso di un incontro definito «interessante e importante». Per il banchiere di Unicredit «è stato un incontro informale che speriamo ci consentirà di lavorare meglio in futuro. Abbiamo rappresentato al sindaco la situazione, si è mostrato disponibile, lui che è molto attento a questa situazione».

«Informale e interlocutorio» è stato il commento della Italpetroli in una nota sollecitata dalla Consob. Il gruppo ribadisce «che agirà come sempre anche nell’interesse della propria controllata As Roma». Nessuna dichiarazione da Mediobanca anche perchè sembra che il proprio rappresentante sia stato solo uno spettatore. Ma la ritualità delle posizioni ufficiali dimostra che allo stato non ci sono margini di mediazione. La Sensi, oltre a spiegare il senso dei ragionamenti fatti nei giorni scorsi a proposito della validità dell’Accordo sul debito («siamo persone per bene e intendiamo onorare gli impegni») e quindi l’infondatezza dei motivi addotti da Unicredit come base per le sue iniziative giudiziarie - oltre ad impugnare il bilancio, la banca ha attivato 13 decreti ingiuntivi ”congelati” dal giudice per la presenza dell’arbitrato - avrebbe buttato sul tavolo una carta a sorpresa»: lo stadio.

In pratica la presidentessa del club giallorosso avrebbe tentato di spostare l’attenzione sulla costruzione del nuovo impianto sportivo alle porte di Roma che avrebbe comportato evidentemente una valorizzazione dell’intero gruppo Italpetroli. Ma l’incipit della Sensi sarebbe caduto nel vuoto nel senso che nessuno dei presenti, quindi anche il sindaco, avrebbe dato seguito alla proposta. Fiorentino per parte sua, avrebbe ribadito le ragioni creditorie della banca, l’esistenza di un piano di rimborso che non sarebbe stato onorato e che Unicredit ha disdettato. E il recesso scaturisce dalle clausole del contratto relative alla mancata comunicazione, nei termini previsti del valore del nav (net asset value), cioè il patrimonio netto rettificato in modo da valutare le attività della società. Anzi nel patto sul debito dell’estate 2008 si era convenuto che ai fini del calcolo del nav si assumevano i valori di perizia dei beni immobiliari, tenendo fuori quelli relativi agli asset petroliferi e della Roma calcio.

Questo era un accorgimento usato da Unicredit per evitare che, stante all’epoca la volatilità del mercato dell’oro nero, l’andamento ballerino potesse ripercuotersi su Italpetroli e quindi di riflesso sulla As Roma. E nell’accordo di luglio, Unicredit ha rinunciato all’opzione di acquisto del 2% della Italpetroli, a certe condizioni, previsto nel precedente accordo del 2004 che l’avrebbe fatto salire in maggioranza. Ora la palla resta a centrocampo e i due schieramenti cercheranno l’affondo risolutivo anche se Alemanno per opportunità, pare abbia offerto una sua ulteriore disponibilità.