La penna degli Altri 16/04/2010 09:25
Il valzer delle passioni

Il calcio deve la sua fortuna e il suo seguito alla forte componente sentimentale che si scatena al di là del pallone. Roma e Juve sono per così dire nemiche storiche: dal famoso gol di Turone in poi si sono cordialmente detestate ma oggi cambia tutto, come per miracolo, come se ci fosse lirruzione sulla scena del principe azzurro.
Oggi nasce unalleanza inimmaginabile ma sincera, un patto di ferro che nessun tradimento potrà infrangere almeno fino a domani. Perché se è vero che i romanisti sperano nella Juve, è altrettanto vero che gli juventini, partito di maggioranza relativa nel parlamento del tifo, dichiarano apertamente di sostenere la Roma purché non vinca lInter, avversaria detestata da sempre ma ora un po di più per via delle trame di Calciopoli che proprio in questi giorni stanno eccitando gli animi.
Lintreccio, naturalmente, non finisce qui. La Lazio, tanto per dirne una, è ufficialmente gemellata con lInter, un sodalizio morale che non ha impedito lincredibile sgambetto del 5 maggio, data ricordata dal calcio non per Napoleone, ma per lo scudetto perso dallInter di Cuper allultima giornata. Quella domenica, tanto per capirci, la maggioranza dei tifosi laziali tifarono invano contro la Lazio anche per evitare la rincorsa della Roma che avrebbe poi acciuffato il secondo posto dietro alla immancabile Juve. Su tutto questo pentolone di acqua bollente si piazza il derby dei derby che al momento crea qualche ansia in più ai tifosi romanisti, come sempre accade a chi ha molto da perdere.
La Lazio aspetta forse questo momento dal 1999 quando inciampò da prima in classifica nella Roma di Zeman, che non aveva molto da chiedere alla vita se non il gusto di un gigantesco dispetto. Forse quella sconfitta (3-1 doppietta di Delvecchio e gol di Totti) costò lo scudetto a Cragnotti che alla fine venne scavalcato dal Milan capace di recuperare 7 punti. Era un derby daprile anche quello, ricordato anche per quel «ti ho purgato ancora» esibito da Totti dopo il terzo gol. Cè bisogno di altro?