La penna degli Altri 17/04/2010 11:41
La sfida dentro i quartieri

Partenza Il viaggio comincia da Piazza Ungheria, simbolo della Roma bene, ricca e borghese. Il sacro e il profano. La chiesa di San Roberto Bellarmino, dove si svolsero i funerali di Dino Viola, e, dallaltra parte della piazza, i tavolini dellHungaria, il regno del «Completissimo»: hamburger con uovo, prosciutto e cipolle. Lionello Manfredonia è nato allangolo con via Panama. Buona famiglia, classico pariolino, grande laziale. Raccontano che da ragazzo trascorresse i pomeriggi con gli amici a scrivere sui muri «Roma me...». Dopo la militanza nella Lazio, il calcioscommesse, il passaggio alla Juventus, Viola lo riportò a Roma, spaccando la curva Sud. Manfredonia fu più forte delle contestazioni e del suo passato: in un derby al Flaminio fece espellere Amarildo, centravanti con la Bibbia. A pochi metri dalla piazza, su via Romania, cè il Grottino del laziale: cucina romana e ambiente biancoceleste.
Cazzotti - Lasciamo i Parioli, costeggiamo Villa Borghese, scendiamo per il Muro Torto. Eccoci a Piazzale Flaminio. Seguiamo il percorso del 2, il tram che porta allo stadio Flaminio. Lultimo derby che si giocò qui lo vinse la Roma, nel 1990, con un gol di Voeller. Negli anni Ottanta le due squadre lo utilizzavano per lamichevole del giovedì. Il 30 marzo 1983, ad un mese e mezzo dallo scudetto, la Roma di Liedholm fu invitata ad assistere a Lazio-Under 21. I tifosi biancocelesti non gradirono e alla fine aspettarono la squadra a piazza Apollodoro. Di Bartolomei fu colpito in testa da una pietra, Prohaska e Fernando Fabbri aggrediti. Sebino Nela, non a caso ribattezzato Hulk, fu lultimo a salire sul pullman dopo aver ingaggiato con gli aggressori una scazzottata.
Tuffi, canzoni, striscioni - Scendiamo verso Sud. Oltrepassiamo il Tevere In pochi minuti siamo a piazza della Libertà: qui fu fondata la Lazio il 9 gennaio 1900, qui ha sede la fondazione Sandri. Sfiliamo Prati, feudo biancoceleste, Borgo Pio e il ricordo di Ferraris IV, Castel SantAngelo, il Cuppolone. Puntiamo dritti a Trastevere. Quartiere bipartisan: Mazzone nato a vicolo del Moro giocava a San Cosimato, Giordano da vicolo del Cinque si spostava a Santa Maria in Trastevere. Sopra la nostra testa, il cannone e le coppiette del Gianicolo. Delio Rossi si tuffò nel Fontanone dopo un derby vinto 3-0. Lo aveva promesso a Suor Paola. Da allora i romanisti lo chiamano lo stagnaro. A ovest del Gianicolo, Monteverde: a piazza Ottavilla cè Santa Maria della Consolazione, da queste parti nel 72 nacque il Commandos Monteverde Lazio, poi CML 74, per anni guida della Nord. Noi scendiamo invece per via Dandolo, sbuchiamo a viale Trastevere, torniamo verso il Tevere da Via Induno. Giriamo a sinistra per Circo Massimo, il luogo delle celebrazioni romaniste. Tre concerti di Venditti passati alla storia: in 500.000 nel 1983, primo grande raduno popolare dopo la Liberazione; in 300.000 nel 1984, a cantare e a piangere; 1.000.000 nel 2001, arrampicati perfino sulle rovine del Foro. Lanno prima, anche i laziali tentarono di festeggiare qui, ma nulla era stato organizzato e il pullman con la squadra non riuscì ad arrivare. Dal Circo Massimo alla Garbatella ci vogliono cinque minuti. Molto prima dei Cesaroni, cera Valerio Mastandrea, il filosofo del romanismo. «La Garbatella è speciale perché è romanista, verde e umana», disse una volta. Il 17 giugno 2001, giorno dellultimo scudetto, espose sul balcone uno striscione con scritto « So soddisfazzioni ». Tagliamo? E, conoscendolo, deve essere stata una soddisfazione pure per Paolo Di Canio crescere laziale al Quarticciolo, quartiere assai romanista. Paolino, esule in patria, con un unico alleato: Tonino, il barbiere di via Manfredonia. «Quando segnò quel gol sotto la Sud volevano bruciargli la macchina...». Capolinea.