La penna degli Altri 04/05/2010 12:40

La città Verdone: «Qui non si cresce mai. È squallido»

Dal palco A indignarsi tanti tifosi vip della Roma. «Domenica è stata scritta una delle pagine più basse del calcio — dice Carlo Verdone —. Vedere i tifosi della Lazio fischiare Muslera dopo una parata è stato miserabile. Questa à non crescerà mai, è un continuo scontro condominiale senza spirito sportivo. E tifare per una propria sconfitta è squallido». I tifosi della Lazio, domenica, l’hanno fatto. «Potevamo aspettarcelo, che amarezza, io non ci sarei mai riuscito — incalza Lando Fiorini —. Anzi, dico sempre che la Lazio dovrebbe perdere solo due partite l’anno, i derby con la Roma». Troppa grazia, in una à che vive di rivalità. «Ma i laziali non hanno fatto una bella figura — dice Lino Banfi —. Più che una partita di calcio, è stato come vedere i dispetti dei bambini. Un romanista non lo avrebbe mai fatto». Forse, questo non è detto. «A me la Lazio ha fatto tornare in mente quel detto popolare su unuomo che si castra per far dispetto alla moglie — insiste Gigi Proietti —. Autolesionisti, io non sarei capace di esultare per un gol subito. Che dire... L’atmosfera dell’Olimpico era surreale, direi sociologicamente interessante».

Analisi Vero, quel che è successo domenica è da studiare. Paolo Crepet, psichiatra e scrittore, dà la sua analisi: «Lazio-Inter? Un pessimo esempio per i bambini, una conferma che il calcio, oscurato da malaffare e immoralità, non ha nulla da insegnare ai più piccoli. Ormai il calcio è diventato una cosa da tribunali. E stiamo parlando di una disciplina che, come tutti gli sport, dovrebbe brillare per lealtà. Ma purtroppo non è così. E quello che è successo domenica sera c'era da aspettarselo». Lo psichiatra non sembra nutrire neppure speranze per il futuro. «Succederà ancora — conclude Crepet — il calcio è rappresentativo di un certo mondo, e del livello culturale del nostro Paese». Quel che è sicuro, è che «è stata una brutta cosa, non sportiva — è l’idea di Luciano Gaucci, ex presidente del Perugia — Se la Federcalcio non interviene, fa un grande errore»

Contemporanea Uno dei problemi, è il pensiero comune, è stato non far giocare Lazio-Inter in contemporanea con Atalanta-, sfida salvezza fondamentale per i bergamaschi. «Di sicuro, il risultato di Bergamo ha cambiato strada in corsa alla partita — dice il brasiliano Cesar, ex biancoceleste — Fino al gol di Samuel la Lazio c’era, poi i diversi stimoli hanno fatto la differenza. Però mi chiedo: i romanisti fino a pochi giorni fa dicevano che la Lazio era una squadra da serie B e poi pretendevano che vincesse contro la capolista? Io ho vissuto anche quel 5 maggio, all’epoca sembrava ancora più scontata la nostra sconfitta, ma stavolta il pari dell’Atalanta ha cambiato tutto».

Logiche campanilistiche Anche perché, a molti laziali non sono andati giù i famosi pollici versi di al derby, un «comportamento che sicuramente ha influito, con un’atmosfera oramai troppo esasperata — dice Nicola Pietrangeli — Ieri alcuni laziali ricordavano un vecchio Roma-, i romanisti altre partite simili. Io sono uno sportivo, non un tifoso. E questi tifosi non mi piacciono, sono un male tutto italiano». Già. E allora? «E allora io dico che ciò che è successo è comprensibile, anche se non condivisibile — chiude Aurelio De Laurentiis, presidente del — Sono le logiche campanilistiche con non ci abbandonano dall’epoca dei Comuni». E forse è davvero così. Almeno a Roma.