La penna degli Altri 23/09/2011 18:18
Cercasi Baldini disperatamente

Contro il Siena, in tribuna autorità, a parte le legittime presenze di chi faceva parte della vecchia Roma, c'era Thomas DiBenedetto. C'era Walter Sabatini. Il Presidente. Il Direttore sportivo. E c'era una nuova Roma, ancora tecnicamente e tatticamente indefinibile. Un nuovo allenatore, nuovi giocatori. C'era chi parlava, l'inviperito, per la vicenda Lamela, Sabatini. Chi stringeva mani e riceveva pacche sulle spalle magari da chi ruffianamente voleva dire: presidente, ci sono anch'io. E c'era un allenatore che soprattutto in conferenza stampa nonostante abbia ribadito che aldilà dei risultati a Roma non cambierà la sua idea di calcio, ha ammesso che fin qui si sarebbe aspettato qualcosa di più.
Manca un tassello? Sì. Franco Baldini. Impegni con la Federazione inglese o meno, alla Roma balbettante di oggi manca terribilmente la presenza, anche solo dialettica, del Direttore generale. Ossia colui che Luis Enrique lo ha scelto. Non è dato sapere se in privato i due si sentano. Ma se così fosse non si nota. Perché dopo oltre un mese di stagione, fra il fallimentare preliminare di Europa League e gli scarsi risultati in campionato, il tecnico spagnolo non ha mai cambiato di una virgola atteggiamento e modo di interpretare le partite. Serve un intervento. Diretto. Se la Roma deve essere dipendente da un'idea, rivoluzionaria o meno che sia, quell'idea deve essere difesa. Oltre che definita. Luis Enrique finora non ha mostrato una Roma con un gioco. Dopo tre giornate ancora si fatica a individuare il modulo. Ma si è capito che a prescindere dall'avversario, lo spagnolo non fa mutare l'atteggiamento della squadra. Ecco. Qui serve Baldini. Per un chiarimento privato oltre che pubblico. Provare a smussare gli angoli di Luis Enrique. E far capire alla piazza, ma non solo, che la società è tutta dalla parte dell'allenatore.
La comunicazione della passata gestione è stata, giustamente, messa in croce. La nuova Roma ha annunciato all'atto della sua nascita che molto sarebbe cambiato. Finora ha parlato Sabatini. Si è fatto capire Totti, su iniziativa personale. Luis Enrique parla in conferenza stampa. De Rossi parla solo quando va in Nazionale. Baldini non ha mai parlato, se non attraverso un quotidiano, due mesi fa. Oggi più che mai urge l'intervento di chi Roma la conosce meglio di tutti tra i nuovi arrivati. Perché Roma è una piazza atipica? Forse. E perché viene trattata in modo anomalo da chi non la vive. Negli spazi televisivi nazionali che ospitano Luis Enrique, c'è la sensazione che il tecnico venga trattato con superficialità. Quando arriva lui scatta automatica la battuta. Tutt'altro accade quando arriva davanti ai microfoni l'Antonio Conte di turno. Luis Enrique se deve restare va difeso, spalleggiato. E' tempo che a farlo sia chi lo ha scelto. Perché difendere Luis Enrique e le sue idee, significa anche difendere la Roma.
Augusto Ciardi