La penna degli Altri 24/10/2011 20:35
Fede, famiglia e auto. La vita semplice di Lamela

PORSCHE E FAMIGLIA - Per festeggiare, Lamela ha invitato domenica sera famiglia e fidanzata in centro per una cena. "Adesso lasciamolo tranquillo", chiede Sabatini dopo l'exploit con il Palermo. Sa già, però, che Erik conosce bene i rischi del mestiere: "La cosa importante è tenere i piedi per terra", diceva a 17 anni, alla vigilia del debutto con la "Primera", la prima squadra del River Plate. Merito di mamma Miriam, che lo andava a prendere in macchina alla scuola River Institute, e del padre José, ex calciatore detto "el Panadero", il panettiere, per il forno di famiglia e tifosissimo dei Millonarios. "Per mia madre ho sempre giocato bene, mio padre mi dice sempre il contrario", racconta Erik. Intanto, però, è proprio il padre a guidare il primo regalo che Erik si è fatto arrivando a Roma: una Porsche Cayman nera che spicca tra le strade di Casal Palocco e Axa. Lì Lamela ha trasferito la famiglia al completo: oltre ai genitori, anche i fratelli Axel e Brian, oltre al suo procuratore Gustavo Rebasa, che fa avanti e indietro dall'Argentina. Oltre alla fidanzata Sofia Herrero, con cui fa coppia fissa già dal 2010, nonostante i gossip argentini accostino il nome di Erik a quello della ballerina Julieta Sciancalepore, star di un talent show locale. Chiacchiere che non hanno intaccato il loro rapporto: Sofia è legatissima alla famiglia Lamela, insieme hanno trascorso anche le ultime vacanze estive, a poche settimane dal trasloco romano, tra Napoli e Capri.
AMICI - Ma a Roma, Erik non ha trasferito solo la famiglia: tra le prime cose a finire nella valigia del 19enne argentino, la sua immancabile Play Station 3, con cui passa il tempo libero insieme ai fratelli. Non con i compagni di squadra, ancora, nonostante la cena organizzata da Gago con tutti gli altri argentini per farlo sentire a casa: l'unico vero amico "romano", Erik, lo conosceva da tempo: è il giocatore di calcio a 5 della Canottieri Lazio, conosciuto in argentina proprio durante una partita di futsal. Per lui, come per tutti dalle sue parti, Erik e soprattutto "el Coco". Non il cocco di casa, ma il Cocorito: così, infatti, lo soprannominò un domestico di famiglia quando da piccolissimo la madre lo vestì interamente di jeans. Anche per questo, a Roma come a Buenos Aires, poca vita notturna, poca voglia di frequentare i locali e di dividersi tra aperitivi e discoteche, al contrario di molti suoi coetanei.
FEDE E OCCASIONI - Le uniche "trasgressioni" di Lamela sono gli orecchini a entrambi i lobi, la cura del look e del taglio di capelli, autentica fissazione, i tre tatuaggi fatti fare già da un paio d'anni: due stelle sulle spalle e un bracciale tribale sul bicipite sinistro. Per il resto, casa e equilibrio: un ragazzo cambiato eccome da quando da piccolo prendeva punizioni a scuola per aver insultato la maestra di inglese. "La Chiesa ha cambiato la mia vita, ho imparato a perdonare", spiega Erik in un video in cui promuove la "Mano del Maestro", luogo di culto di Baires che ha iniziato a frequentare tra novembre e dicembre del 2009. La gomitata al Belgrano nella penultima al River farebbe pensare al contrario. Non abbastanza, però, per scalfire la fama di predestinato. Nel 2004 fu a un passo dal Barcellona, che si era innamorato di lui durante il torneo Arousa in Galizia: 120 mila euro sul piatto per trasferirlo in Catalogna, con l'appoggio della Nike che ne avrebbe messi a disposizione altri 8 mila. Niente da fare: per bloccare il padre, il River mise sul piatto il 20 per cento del cartellino e una borsa di studio per i fratelli. Un anno fa, invece, a novembre ci provò il Milan: l'agente Davide Lippi passo addirittura un mese in Argentina, seguito da Braida. Si poteva chiudere a 8 milioni, non si fece mai nulla. Sabatini, e la Roma, ringraziano.