La penna degli Altri 16/03/2012 11:57

Guanta Lamela

Lunedì, all’Olimpico, i due baby terribili e Osvaldo al centro, all’attacco del Grifone. Erik Lamela con partenza da sinistra per dribbling, progressioni palla al piede e passaggi filtranti, il campionario che a 20 anni appena compiuti ha già messo in vetrina anche in Italia. Come arginare il talento, splendente quanto i vezzosi brillantini ai lobi, del ragazzino di Baires, faccia pulita e sinistro delicato? L’angelo dalla faccia sporca (semplicemente barbuta), quello che ha 33 anni ma corre come se ne avesse sempre 20, tuttofare che lunedì all’Olimpico sarà ancora una volta : Marco Rossi a incrociare per primo Erik, guanta Lamela.

L’ha preannunciato il ds Capozucca ieri: «Le chiavi della gara saranno gli attaccanti». Il capitano rossoblù, lucchetto per la stellina giallorossa. E se lo chiuderà, per il Grifone e pure per la Seleccion, mille gracias da Rodrigo Palacio. Così uguali, così diversi, gli “spaccapartita” di Roma e . Stesso ruolo, a grandi linee: attaccante esterno o seconda punta di fantasia. Stesso numero di maglia, l’8. E una casacca da conquistare nell’Argentina di , entrambi convocati all’ultimo giro per l’amichevole con la Svizzera. Sudamericani tutti casa e campo, stessa passione viscerale per la playstation. Stessa provenienza degli avi, la Spagna che dà il doppio passaporto: la mamma di Erik,Miriam, è spagnola, come José Ramon Palacio, padre di Rodrigo e già calciatore del Club Olimpo di Bahia Blanca, il quale nacque in un paesino in Cantabria ma ancora bambino emigrò in Argentina con la famiglia in fuga dalla Guerra Civile. E si torna nella Spagna del nord, in Galizia, per un altro intreccio fra i due, di color blaugrana.

Nel 2004, a soli 12 anni, Lamela segnò un pokerissimo al Torneo Arousa di Vilagarcia, non lontano da Santiago de Compostela, che lo mise sul cammino del . Il club catalano per lui mise subito sul piatto 120mila euro (con l’appoggio dello sponsor Nike disposto a sborsarne 8mila aggiuntivi), ma il River Plate riuscì a resistere e convinse papà José, conosciuto al barrio Carapachay come el panadero (della panetteria di famiglia adesso si occupa nonna), con il 20%del cartellino del figlio Erik e borse di studio per i fratelli Axel e Brian.Ora vivono tutti insieme (compresa la fidanzatina Sofia) nella villa trovata da nel quartiere Axa di Roma. Pagato 12 milioni (con i bonus, in realtà, si viaggerà verso i 20, ma la sua quotazione è già sui 30), mentre per Palacio nell’estate scorsa (e nella capitale si dice che tornerà alla carica, alla pari di Inter e ) il ds giallorosso ne offrì 11. No di . E buon per il che, nel 2007, era sfumato in extremis il passaggio al di Rodrigo, divenuto rossoblù due anni dopo.

Blaugrana non nel destino, per l’argentino con la Trenza e quello con la cresta, lunedì duellanti. Dieci anni di differenza, dal 1982 al 2002, dal Mundial di Spagna all’Europeo del miracolo Danimarca. Lamela: «Tutti gli argentini vogliono diventare come Maradona, ma io non l’ho mai visto dal vivo». Palacio sì. Calcisticamente, come dire prima e dopo Cristo. E a metterli su opposte barricate, oltre a Roma , c’è la provenienza da clasico bollente: Erik dal River Plate, Rodrigo dal Boca Juniors. Sapore di derby, figurarsi se capitan Rossi non guanta.