La penna degli Altri 28/03/2012 10:24
Il titolo di De Rossi e gli Strafalcioni

La Roma di Alberto De Rossi campione dItalia vince la Coppa Italia davanti a 25.000 tifosi, dopo aver sfiorato il Viareggio. Dalla Coppa Italia Stramaccioni è uscito agli ottavi di finale, dal Viareggio pure. Ma nessuno qui critica Stramaccioni che a Roma ha già dimostrato di poter avere un grande futuro. E il contorno. Non sono nemmeno le nove colonne (...) ma è il perché di quelle nove colonne, cosa reggono quelle colonne: sempre lo stesso Moloch che trasforma o schiaccia i cosiddetti "signor nessuno". Ai bei tempi la chiamavano Industria Culturale, quella che fabbrica fenomeni per metterli in vetrina, smerciarli, per creare un costume, una retorica, una moda, in ultima istanza per creare conformismo e quindi consenso. Però stavolta è troppo immaginare Interello come la Comune di Parigi, il petroliere Fidel Moratti che marcia contro lestablishment cantando linno della Saras mentre presenta al popolo in giacca e cravatta azzurronera il suo delfino designato: Ernesto Stramaccioni Guevara.
La Milano da bere, che tante volte è già andata bevuta, non può dare lezioni di niente, tantomeno di avanguardismo rivoluzionario. La patria dei campionati Tim vinti a tavolino e confezionati con lINTERcettazioni di Calciopoli non può profumare di nuovo. Il sorriso di Moratti ha ancora bisogno di un buon semplice dentifricio. Già lanno scorso la Roma aveva fatto di più scegliendo Vincenzo Montella che come allenatore aveva alle spalle soltanto un anno e mezzo di Giovanissimi. Adesso si critica la Roma di aver lasciato andare via Montella per aver scelto il futuro allenatore del Barcellona (A non B) e si beatifica lInter perché è arrivata al quinto tecnico cambiato dopo Mourinho. In tutto questo a Roma cè ancora chi sceglie laltra parte della storia, quella non ufficiale ma vera, quella fatta di padri e figli, di vento e non di sponsor, di mare e non di Pinetina. Si chiama Alberto De Rossi. E un signore e per questo non ha bisogno di nessun titolo: daltronde basterebbe vedere la prole che ha lasciato al mondo per chiederne legittimamente la beatificazione.